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Storia di Mediaset: dagli inizi ai nostri giorni. La storia della tv commerciale

Storia di Mediaset

C’era una volta a Milano un negozietto dove si riprendevano le liti condominiali. Con un colpo di bacchetta magica, quel posto si trasformò in Mediaset. Ma come è successo?

Ogni giorno ci arriva una nuova proposta per abbonarci a piattaforme e pay tv che si propongono di non lasciarci mai nemmeno un minuto senza la nostra serie tv preferita.
Ma fino a pochi anni fa, se pensavi alla tv, pensavi soprattutto a Berlusconi e la sua Mediaset.

Per oltre 40 anni le nostre giornate sono state scandite da programmi televisivi adatti a tutte le età, tra quiz, talent show, notiziari, e le immancabili soap opera. Ma come è nata Mediaset, e quale è la sua storia?

La nascita di Canale 5

vecchio logo di Canale 5

Come tutto quello che riguarda il Cavaliere, anche la storia di Mediaset è lastricata di aneddoti più o meno veritieri. Partiamo dall’inizio. Siamo a metà degli anni 70. Gli anni di Piombo, di Berlinguer e della crisi energetica. Ma sono anche gli anni della dance music, della tv a colori, dei pantaloni a zampa e di Bruce Lee.

Giacomo Proprezj, sindaco di Segrate ed esponente di spicco del Partito Repubblicano, ha l’idea di fondare insieme al compagno di politica Alceo Moretti una televisione locale chiamata Telemilanocavo. Con spirito d’avventura, i due affittano un negozio e con l’ausilio di pochi operatori iniziano a trasmettere riunioni di condominio.

Siamo ancora nell’epoca del Monopolio RAI, e l’emittente televisiva si propone di dare sfogo agli abitanti del quartiere.
Un giorno, racconta Proprezj, vede entrare un ometto sorridente. Dice di chiamarsi Silvio Berlusconi. Quest’uomo fa un giro dello studio, e sempre sorridente, se ne va.

L’emittente non se la passa bene, i costi sono alti e i debiti iniziano ad accumularsi. Dopo qualche tempo, nel 1976, Berlusconi si rifà vivo e propone quello che forse diventerà l’affare del secolo. Si offre di comprare l’emittente al costo simbolico di una lira. In cambio, avrebbe rilevato tutti i debiti.

Fininvest acquisisce TeleMilanocavo che prende inizialmente il nome di Telemilano58. Successivamente, a seguito dell’unione dell’emittente con TeleEmiliaRomagna, TeleTorino, VideoVeneto e A&G Television viene cambiato il nome. Nasce Canale 5. Ecco avvenuta la magia.

Il Biscione

Con l’avvento di Telemilano 58 vediamo apparire per la prima volta il marchio del Biscione.
Simbolo araldico, legato ai Visconti, il biscione è stato utilizzato da altre realtà Milanesi, come l’Alfa Romeo e, ironia della sorte, inizialmente anche dall’Inter. Il biscione col fiore in bocca è derivato dal marchio del quartiere “Milano 2”.

Con la nascita di Canale 5 il marchio si modifica con l’aggiunta del numero 5 e prende il color marrone, col fiore arancione. Il Biscione diventa subito familiare, e mira a insinuarsi in tutte le case. Il primo slogan, ancora famoso, recitava: “Corri a casa in tutta fretta, c’è un Biscione che ti aspetta”.

Anche la storia del marchio è arricchita da un aneddoto: pare infatti che questa versione sia nata per errore. Durante la lavorazione il numero 5 fu inserito per sbaglio in una posizione che però piacque a Berlusconi. Da lì ulteriori modifiche volte a rafforzare il simbolo, sia nella scelta del font che dell’impaginazione, modificando anche i colori in nero e rosso.

Negli anni il marchio ha subito altri numerosi restyling, fino agli anni ’90, quando Berlusconi richiese un logo per i suoi aerei. Il lavoro fu affidata al pittore e designer Mirko Pajè, l’attuale direttore creativo Coordinamento Immagine, che ideò un marchio in cui il biscione viaggia su un tondo che raffigura il mondo. Berlusconi, che sempre osservava i lavori di persona, si innamorò di questa idea al punto che decise di far diventare questo il marchio dell’intero Gruppo Fininvest.

Non finisce qui la storia di questo marchio, destinato a mutare ancora: nel 2020, per festeggiare i 20 anni dell’emittente, si decidere di arricchirlo con la scritta “Mediaset”, ma già l’anno successivo è la volta del restyling a cura di Massimo Pitis, fino ad arrivare a un nuovo marchio, di nuovo a cura del direttore creativo Mirko Pajè, più snello e moderno. Nonostante più di 40 anni di rivisitazioni e aggiornamenti, il Biscione continua ad essere ininterrottamente presente nelle nostre case ogni giorno.

La nascita di Mediaset

Canale 5, Italia 1 e Rete 4

Sicuramente Fininvest, nella figura di Berlusconi, ci aveva visto lungo nell’acquisizione di Telemilanocavo: proprio in quegli anni una riforma costituzionale cambia la legge sul monopolio RAI, e consente alle reti televisive private di trasmettere via etere.

Fino a quel momento, infatti la Rai esercitava il monopolio con tre canali televisivi. Per seguire lo stesso modello, negli anni successivi Fininvest crea un nuovo polo televisivo a tre canali. Nel 1982 acquisisce Italia 1, dall’editore Edilio Rusconi, mentre nel 1984 guadagna Rete 4, che era di Mondadori.

Siamo ora negli anni 80, un decennio pieno di contraddizioni e cambiamenti. Sono gli anni di Reagan e Gorbačëv, della Perestrojka e delle battaglie contro l’apartheid, ma anche dei capelli cotonati, delle felpe fucsia, dei paninari e della gelatina. Gli anni dei cult di fantascienza, come Guerre stellari, E.T, Ritorno al Futuro, della musica elettronica, del pop, dei video musicali. Gli anni di Madonna, Michael Jackson, degli U2. Gli anni delle spalline e dei disco club, ma anche dell’AIDS e di Nelson Mandela.
Infine, gli anni della teledipendenza.

Mediaset con i suoi tre canali diventa presto un punto di riferimento per utenti di ogni età. Subito dopo la RAI, ci sono i tre canali Mediaset sul telecomando poggiato sul divano degli italiani.

La prima grande novità fu l’occupazione della fascia oraria del mattino, che la Rai aveva fino a quel momento snobbato, col programma condotto da Marco Columbro e Antonella Vainini dal titolo “Buongiorno Italia”.

La trasmissione si ispirava allo show d’oltreoceanoGood Morning America, e si presentava come un contenitore che spaziava tra l’attualità, la cultura e la cucina, con collaboratori del calibro di Maurizio Costanzo. Il 1982 vede la nascita di un altro programma destinato ad entrare nelle cucine di tutti gli italiani: si tratta de Il pranzo è servito condotto dal campione di eleganza e simpatia che era Corrado.

Anche in questo caso, Mediaset si inserisce in una fascia oraria non curata dalla RAI, quella dell’ora di pranzo, delle casalinghe, degli anziani, delle famiglie che guardano la tv mentre preparano la tavola in attesa che i ragazzi tornino da scuola chini sotto il loro zaini Invicta.
Ma accanto alle trasmissioni, inizia l’era dei Serial. È il 1981 quando Canale 5 strappa alla RAIDallas, che viene mandata in onda in concorrenza conDynasty, che all’epoca era trasmessa su Rete 4, che apparteneva ancora alla concorrenza. Anche in questo caso, si ripropone il modello statunitense.

Gli anni Ottanta

Sin dal suo esordio, Mediaset riesce ad accaparrarsi i nomi più amati dal pubblico. Il volto di Mike Bongiorno, che non ha bisogno di presentazioni, appare sugli schermi con la sua inseparabile “Allegria”, arrivando anche a commentare la finalissima Super Bowl. Già Dan Peterson aveva fatto irruzione con la crescente curiosità intorno alla pallacanestro, con il suo modo inconfondibile e coinvolgente di commentare le partite.

Altri due volti celeberrimi che appaiono sugli schermi di Canale 5 sono Sandra e Raimondo, che occupano la prima serata del sabato conAttenti a noi due. Con l’acquisizione di Rete4, anche il già citato Costanzo approda su Canale 5 nel 1986 col suoShowe conBuona Domenica, due programmi destinati a durare a lungo.
Le tre tv di Berlusconi si indirizzano in questo modo: Canale 5 è a capo delle emittenti, come rete ammiraglia, destinata a un pubblico molto variegato; Italia 1 si propone come la rete giovanile mentre Rete 4 si prende il compito di intrattenere il pubblico più anziano e tradizionalista.

Rete4 logo vecchia versione

Inizia il complicato periodo della polemica e degli esposti, in cui la Rai accusa Finivest di violare la legge sul monopolio televisivo. Il resto è storia: i canali mediaset vengono oscurati e Bettino Craxi firma in tutta fretta quello che diventerà in seguito il Decreto Berlusconi, consentendo alle reti provate di trasmettere via etere su tutto il territorio nazionale. Nell’anno successivo altri due capisaldi della RAI passano a Mediaset: stiamo parlando di Pippo Baudo e Raffaella Carrà, i veri simboli della Tv Italiana.

vecchio logo di Italia1

Durante il decennio più pop della storia, le reti Mediaset occupano la giornata con un susseguirsi incessante di varietà, giochi a premi, quiz musicali, e un’infinito elenco di serial:Uccelli di rovo, Love Boat, I Jefferson, e il super longevoSentieri, solo per citarne qualcuna.

Oltre ai già citati presentatori, a fare compagnia agli italiani sulle reti del biscione si susseguono un infinito numero di personaggi che molti italiani considerano ormai quasi parte della famiglia. Iva Zanicchi, Lino Banfi, Corrado Tedeschi, Paolo Bonolis, Milly Carlucci, Marco Pedrolin, Claudio Lippi sono solo alcuni dei volti che col loro fare rassicurante e sorridente rimbalzano da un salotto all’altro occupando ogni singolo minuto della giornata, esprimendo un’utopistica Italia allegra spensierata, ricca e chiassosa.

Mediaset negli anni Novanta

Mediaset

Un’altra grande rivoluzione si ha all’inizio degli anni ’90, quando la Legge Mammì consente alle emittenti commerciali di trasmettere in diretta. Nascono così i telegiornali di Mediaset, inizialmente su Italia 1 conStudio Aperto, condotto da Emilio Fede, e in seguito con TG4 e TG5.

Epocale l’edizione straordinaria durante la prima guerra del Golfo, quando durante l’edizione del 17 Gennaio del 1991 Emilio Fede fu interrotto dalla corrispondente da New York che annunciò in diretta il primo bombardamento. “Hanno attaccato! Hanno attaccato!” fu la frase che iniziò a risuonare tra gli studi televisivi, le case degli italiani, i banchi delle scuole occupate dagli studenti come manifestazione pacifista.

Era l’inizio dell’operazione Desert Storm, che tenne incollati i telespettatori in una diretta che proseguì ininterrottamente per quasi 12 ore. Ma la prima trasmissione ad andare in diretta su Canale 5 è stataNon è la RAI, il programma di Gianni Boncompagni che suscitò scalpore perchè portò alla ribalta un gruppo di scalmanate ragazzine per lo più senza particolari talenti chiamate a ballare in costume da bagno in una piscina collocata all’interno dello studio televisivo. “Le Lolite”, come vennero soprannominate scomodando il povero Nabokov.

Mediaset Radio Subasio

Il programma era condotto inizialmente da Enrica Bonaccorti, alla quale successe una ancora minorenne Ambra Angioini.
Negli anni successivi, segnaliamo altri momenti che hanno contribuito a fare la storia della televisione, forse non tutti altissimi ma sicuramente importanti.
In primo luogo, arrivano le serie tv d’autore.

Se da una parte su Canale 5 approda l’interminabile Beatifulcol suo ipertricotico protagonista dalla mandibola prepotente ( Ridge Forrester), dall’altra la stessa rete ospitaTwin Peaks, la serie in cui David Lynch ha dimostrato che la tv poteva generare anche materiale d’autore. La stessa rete ammiraglia propone il telefilmX Files, un appuntamento immancabile per gli appassionati del genere fantascienza complottistica. Sullo stesso canale, infine, arriva Maria de Filippi, che, volenti o nolenti, cambierà per sempre il modo di fare Tv in Italia.

La prima parte degli anni ’90 vede alla direzione di Canale5 Gori, che nel 1997 passa a Italia 1 cedendo lo scettro a Gianpaolo Sodano. Quest’ultimo non apprezzava un certo tipo di televisione da lui considerata di cattivo gusto, e cercò di chiudere show comeStranamore( in cui Alberto Castagna metteva in piazza i momenti più privati di amori finiti male) e addirittura osò mettere bocca sui programmi condotti da Maria De Filippi.

Maurizio Costanzo intervenne con molta chiarezza, minacciando anche di abbandonare Mediaset e di farsi accogliere in RAI portando con se la sua sposa, ( Maria de Filippi per l’appunto), così alla fine Sodano si dimise e per un paio d’anni la direzione fu presa da Costanzo in persona, colonizzando insieme alla sua consorte il palinsesto, fino al 99 quando tornò il fedele Gori.

Satellitare, digitale terrestre e alta definizione

Mediaset Premium logo

Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni Duemila, assistiamo al diffondersi delle Pay TV. Anche Mediaset lancia i suoi canali visibili sulle piattaforme a pagamento, distribuiti tra Tele+, e Stream TV. Nel 2003 tutti i canali confluiscono su Sky Italia.

Nel frattempo cambia anche la tecnologia, e a metà degli anni duemila arriva il Digitale Terrestre. Mediaset lancia i suoi canali in alta definizione (HD), e nel 2009 arrivano anche il canale Premium Calcio (poi chiuso) e Premium Cinema.

Premium Cinema 1, Premium Cinema 2 e Premium Cinema 3

La rivoluzione Reality Show e gli anni 2000

Siamo così approdati negli anni 2000, gli anni dei grandi ( e piccoli ) reality show. A partire dal Grande Fratello, quando per la prima volta emeriti sconosciuti diventarono star conquistando in poche settimane una notorietà mai vista. Non era ancora l’epoca dei social, e gli italiani seguivano la diretta sulle pay tv, nei numerosi appuntamenti giornalieri o attraverso un mezzo ormai desueto: il televideo.

Il resto è storia contemporanea: personaggi di ogni tipo affollano lo schermo. Mentre gli assi in gara nei talent show propongono un livello sempre più alto, la dignità dei personaggi che si espongono nei reality scende ogni giorno di più.
Molti reality che nelle prime stagioni potevano mostrarsi divertenti, iniziano a diventare ripetitivi, si cerca una soluzione nelle versioni VIP, tra gare di sopravvivenza nell’Isola dei Famosi, istigazioni alle corna delle varie versioni diTemptation Island,e via dicendo.

Si avvera la profezia attribuita all’artista Andy Wharol: “In the future everyone will be world-famous for 15 minutes”. Ma il povero Andy non aveva forse immaginato che i 15 minuti si sarebbero trasformati in un tempo interminabile.

7 commenti su “Storia di Mediaset: dagli inizi ai nostri giorni. La storia della tv commerciale”

  1. Sono del ’77 quindi cresciuto con la Fininvest (Mediaset), da metà 2000 tutto spazzatura o quasi, preferisco riguardarmi i vecchi programmi anni ’80 ’90

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    • Non avete menzionato nulla del mitico drive in condotto da Gianfranco D’Angelo e Ezio greggio e striscia la notizia due pilastri dell gruppo Mediaset

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  2. Televideo è un servizio molto utile sia per seguire eventuali ultime notizie sua per consultare i programmi trasmissi dalle reti Mediaset

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  3. Da quando non c’è più il txt su mediaset sto’ perdendo l’abitudine di guardare i canali mediaset e sono costretto a seguirlo sui canali Rai ????????????

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  4. Anche a me manca tanto l’informazione di Mediavideo. Mi faceva compagnia tutte le mattine mentre facevo colazione e mi teneva aggiornata per tutto il giorno. La sua impostazione era perfetta. Vi sarei grata se si potesse ripristinare quanto prima. Grazie

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  5. Avrei gradito un più esauriente racconto del delicato e cruciale passaggio, quello dalle trasmissioni in differita dei 3 canali commerciali Fininvest (nati appunto per fare business) a trasmissioni in diretta nazionale, quali appunto erano già da un pezzo quelli di “mamma Rai”. Si perché la ns emittente, vera e propria broadcast-tv operante in regime di monopolio televisivo, non era un ente privato, ma pubblico, pertanto il suo sviluppo, partito da poche ore al giorno trasmesse nel ‘53 fino ad oggi è stato molto graduale, fisiologico. Per molti anni la pubblicità è stata contenuta addirittura solo in un piccolo siparietto preserale *Carosellol”: pochi minuti di spot semplici e rassicuranti che non aveva certo il tasso di aggressivita e ripetitività martellante attuale.
    Fininvest appunto, si era organizzata a trasmettere programmi preregistrati sincronizzati (da ogni regione del paese) che simulavano una grossolana diretta tv. Se avevate al telefono qualcuno che stava fuori regione con la tv accesa, sentivate la stessa trasmissione, ma chiaramente”fuori sync” con quella proveniente dal tv acceso a casa vs. Con l’approvazione della legge Mammì di fatto il Cav Dr S. Berlusconi ottenne un grosso favore (era l’epoca Craxi) e potè fare il grosso balzo in avanti a tutti noto e che tuttora prosegue inesorabilmente. La Rai ha vacillato non poco per lo scontro di accaparramento del primato di audience (soprattutto serale), tanto da aumentare il tempo di interruzione pubblicitaria col ritmo di quello attuali, ma “alla guerra come alla guerra”…si è dovuta adeguare. L’Ente comunque è cresciuto reggendolo il confronto, ma per fortuna degli utenti spettatori, aprendo molti canali tematici veri e propri, (non ulteriori canali commerciali) e lo streaming informatico del palinsesti televisivi diretti o differiti sono molto ben strutturati e diversificati. Sono già pagati dal canone, pertanto privi di interruzioni pubblicitarie se non quelle di pre-programma di pochi secondi).
    La pubblicità è aumentata e scaduta ad un livello di inspportabilità tale da decretare imminente la fine della vecchia, cara tv “generalista” o “nazional polare” che eravamo abituati ad apprezzare (esempi indimenticabili “Non è mai troppo tardi” o i capolavori della letteratura in prima serata, o “Mi manda Lubrano” e “Indietro tutta” e “Un altro Varietà “ , “ Cinema che follia”, “I programmi di Gianni Minà etc etc).

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